E’ cosa nota, gli scandali non fanno scandalo, neanche quando toccano le Alte sfere, che non si sentono neanche sfiorate dal fiume di fango che scorre per le strade d’Italia. In altre circostanze e in altri tempi la montagna di scandali che si è accumulata avrebbe provocato scalpore e fato crollare Governi su Governi. Oggi non succede nulla di ciò, anzi gli scandali diventano argomenti di discussione nei salotti televisivi dove i protagonisti del momento hanno modo di disquisire incuranti di chi la pensa in modo diverso. Sono parole al vento, del resto come le nostre, poiché ogni cosa continua e i fatti, per quanto gravi possano essere, vengono cancellati da altri fatti, e così via, in un moto che ha del perpetuo, senza che nessuno mostri la pur minima volontà a mettere un freno.
Si attribuiscono le responsabilità a un sistema di corruzione radicato nei decenni e, in questo modo, le responsabilità dell’ultima ora perdono il loro peso, vengono sminuite per passare subito nel dimenticatoio. Il premier Matteo Renzi è un esperto: se qualche avvenimento scuote il “suo” Governo, invece di prenderne atto, passa al contrattacco e mette in crisi l’avversario di turno. C’è una logica in tutto ciò: è quella del “potere” che può essere esercitato da chi il potere detiene. Si finisce con il rimpiangere il passato, che quasi sicuramente è da classificare “nefasto”, ma che rispetto a quanto accade oggi probabilmente dovrebbe essere derubricato o, quantomeno, classificato con altri termini. Non è possibile nessun contradditorio in queste condizioni, nella migliore delle ipotesi ogni cosa si trasforma in gossip, in materia di spicciolo pettegolezzo. Ma la corruzione che è sotto gli occhi di tutti, quanto incide nella vita del cittadino comune, e quanto danno (quantificabile in tasse che si accrescono esponenzialmente) ne riceve quotidianamente? La vita del cittadino comune – per chi ha il potere in mano – crediamo valga molto poco, si può facilmente rottamare.
In questo marasma passa quasi inosservato il “segnale” che è stato lanciato proprio da Renzi in merito alla riforma delle Forze di Polizia: sono troppe, per adesso si pensa ad accorpamenti, poi si passerà a tagli definitivi. Toccherà in prima battuta alle Guardie Forestali che verranno “assorbite”. Si dimentica che da anni si vocifera l’accorpamento dell’Arma dei Carabinieri con la Polizia, ma non resterà fuori dal gioco neanche la Guardia di Finanza, è solo una questione di tempo. A chi giova ridurre – nei comparti specifici -le Forze che hanno grande importanza per la sicurezza del Paese? Sfugge la “logica” in questi meccanismi perché a fronte degli sperperi visibili, a fronte degli scandali che intaccano l’economia del Paese, si mette in moto il meccanismo della “riduzione” che, comunque vada, di certo non “ridurrà” i deficit nei quali è sommerso il Paese, né ridurrà corruzione e clientelismo dal momento, come si sostiene, che sono “sistemi fortemente radicati” e difficili da eliminare.
Così è, che ci piaccia o no…